il Clicker
INTRODUZIONE da “IL MAGICO CLICKER” Di Nino Oddo.
Il Clicker
Ho deciso di dedicare questa seconda nota tecnica ad un protagonista della attrezzatura di tiro, le cui dimensioni e raffinatezze tecnologiche sono enormemente inversamente proporzionali alla sua importanza e al suo ruolo nell’ottenimento del risultato finale, il Clicker.
Su questo oggetto sono stati scritti fiumi di inchiostro e spese enormi quantità di parole ed opinioni,spesso con disastrosi risultati didattici e tecnici.
Il motivo della ‘’cattiva’’ interpretazione del Clicker e del suo uso viene fondamentalmente dal fatto che se ne ignora o se ne sottovaluta la sua origine ed il motivo della sua invenzione.
Questi i fatti. Nel 1957 lo statunitense Fred Leder cercò di realizzare qualcosa che lo guarisse dal problema che ha afflitto e tuttora affligge numerosissimi tiratori, ovvero il ‘’target panic’’.
Per i pochi che non conoscessero il problema, ricordo che per ‘’target panic’’ (o ‘’panico del giallo’’) si intende il fenomeno per il quale al solo apparire del centro del bersaglio nell’occhio del tiratore si innesca l’automatismo del rilascio, indipendentemente dalla posizione o del momento dall’azione di tiro. Si tratta, come è facile intuire, di un bruttissimo problema, causa di tantissime frecce nel prato e di parecchi abbandoni dell’arco.
Il fenomeno viene dall’associazione diretta della visione dell’occhio con il meccanismo del rilascio. Chi ne ha sofferto (io sono tra questi) conosce perfettamente i diversi tentativi per superare il problema (trazione ad occhi chiusi, uso di un ‘’falso scopo di mira’’, e così via….) ed i frustranti risultati.
Fred Leder nel 1957
Leder decise di trovare un dispositivo che sganciasse la visione dell’occhio dall’azione di rilascio ,sostituendola da una sensazione esterna. Ovvero, il tiratore mirava, ma non era ‘’autorizzato’ al rilascio fino allo scatto del dispositivo.
Lener guarì molto bene e soprattutto istruì bene anche il figlio, che, a soli 16 anni si impose su molti tiratori Senior.
Quindi, un dispositivo adatto a permettere di dare priorità e massima importanza alla visione di mira, creando consenso alla esecuzione del rilascio. Ho usato deliberatamente il termine consenso e non motivazione per distinguere i due stati, ove da motivazione si passa facilmente a alla situazione di dipendenza (ovvero il tiratore non è più capace di rilasciare senza il suono del clicker).
Il clicker cominciò ad essere usato in maniera diffusa (anche se prodotto artigianalmente) negli USA in occasione dei Campionati Nazionali del 1961 in Arkansas e subito dopo fu messo in produzione da Hoyt e distribuito commercialmente.
Quindi, il clicker nasce quindi come ausilio alla realizzazione di una corretta visione del bersaglio e di una accurata mira, mentre nel corso degli anni ha trovato diversi modo interpretativi, inserito in metodologie tecniche diverse e diversamente legate a questo dispositivo.
Ringrazio Nino per la preziosa e dotta introduzione.
DA QUI’ IN AVANTI PARLIAMO DI COME IMPARARE AD USARLO E GESTIRLO ,secondo la mia esperienza e il mio punto di vista.
In realtà il clicker è molto, molto di più di una linguetta che emette un suono !!!!!!
Prima dell’uso del clicker , gli arcieri, avendo capito l’importanza di tendere l’arco sempre allo stesso allungo per avere una spinta costante sulla freccia , si aiutavano usando diversi ausili.
Uno consisteva nel porre uno specchietto quadrato di circa un centimetro di lato posto con un supportino metallico incollato a 90° sulla finestra dell’arco, in modo che a completo allungo l’arciere vedesse in esso la punta della freccia, rispetto a delle righe tracciate sul piatto della finestra e questo consentiva un discreto controllo dell’allungo.
Un altro ausilio si otteneva incollando un piccolo pezzo di elastico o materiale plastico molto flessibile sotto la freccia sul piatto della finestra, la freccia con il suo peso lo abbassava e durante la trazione il pezzo di plastica spariva trainato indietro dalla freccia, per poi riapparire al momento in cui raggiunto l’allungo la freccia lo superava e lui saliva rendendosi visibile.
Entrambi i metodi descritti, avevano il loro punto debole, non in particolare sulla poca precisione della misura dell’allungo, ma nel dare solo l’indicazione dell’allungo e lasciare all’arciere la volontarietà della decisione di tirare.
La linguetta d’acciaio è molto di più !!! non è soltanto una misurazione di allungo più precisa, è la certezza che quando essa scatta stiamo tirando indietro la freccia in modo corretto, inoltre genera un condizionamento al suono/vibrazione che ci da’ la possibilità di allenare un gesto automatizzabile ed un condizionamento allenabile.
Questa linguetta è molto di più del click che sentiamo e pensiamo di utilizzare come comando del rilascio della corda, altrimenti non si spiegherebbe come possano utilizzarlo , come fanno, arcieri totalmente sordi, oppure come avvenga che arcieri al top abbiano tempi di reazione dell’apertura delle dita, allo scatto del clicker umanamente impossibili come reazione ad uno stimolo acustico.
Molti test di laboratorio hanno dimostrato con certezza che la risposta non è solo la risposta al suono del click , ma con l’affinamento dell’uso diviene per l’arciere una percezione della vibrazione che genera toccando il raiser ed emanando un segnale che è molto più veloce del suono stesso
L’utilizzo del clicker ha fatto fare agli arcieri un grande miglioramento dei punteggi, proprio perchè ha sostituito ad una apertura delle dita volontaria una apertura in risposta ad uno stimolo, molto più veloce e fluida, con minor conseguente interferenza delle dita con la corda.
Ma non è tutto rosa e fiori !!! Se il clicker non è usato correttamente genera tutta una serie di problemi che inficiano il risultato e possono generare anche danni muscolari notevoli specie alla spalla di trazione della corda.
E’ universalmente riconosciuto, ed io sono pienamente d’accordo, che se l’arciere ha una percezione finissima del proprio allungo e di fluidità dell’azione che gli permette di compiere tutta la sequenza con grande rispetto del ritmo di tiro, senza guardare il clicker , è il massimo che si possa avere in termini di risultati.
Chi ha già raggiunto questa capacità, ha già superato la fase dell’acquisizione della gestione del clicker, con una altissima abilità nella sua gestione.
QUELLO CHE IO CONSIGLIO, però anche a chi è già molto ABILE , E’ DI LAVORARE PER RAGGIUNGERE LA MAESTRIA
L’ abilità di gestire il clicker all’inizio si deve acquisire, ed il modo per farlo più brevemente e proficuamente possibile è quello di imparare ad usare il clicker nel modo più corretto, come sotto descritto , sino ad arrivare alla possibilità di avere la padronanza assoluta della sua gestione, non guardandolo abitualmente, ma sapendolo guardare quando alcune condizioni di gara lo richiedono, MAESTRIA.
Vediamo cosa è necessario fare fin dall’inizio per un facile apprendimento sino alla MAESTRIA
Avvertenze. Il clicker non deve essere fatto utilizzare da un arciere che non abbia acquisito una buona ripetitività dell’azione.
Per buona ripetitività si intende di avere una corretta postura che determini un allungo che non vari di più di 1-2 centimetri in condizioni normali di tiro.
Solo nel caso in cui l’arciere manifesti un “mal del giallo” che gli impedisce di fare una azione completa , l’utilizzo del clicker si rende immediatamente necessario.
PREMESSA
Il blocco sotto al clicker è generato principalmente da tre fattori:
1. La paura di sbagliare concludendo l’azione facendo scattare ilclicker, situazione Che VIENE VISSUTA erroneamente come un momento irreversibile dell’azione.
2. Il non saper esattamente quanto manca perché scatti, e quindi non saper dosare la giusta forza e movimento necessari perché scatti dolcemente e non bruscamente .
3. Il percepire forti segnali propiocettivi che c’e’ qualcosa che non va’ nell’azione, segnali che la inibiscono e la bloccano.
PER RIDURRE AL MASSIMO QUESTE PROBLEMATICHE CHE NORMALMENTE SI PRESENTANO, OCCORRE IMPARARE AD USARE IL CLICKER IN MODO CORRETTO DA SUBITO, SEGUENDO LA PROCEDURA CHE SEGUE .
1) Il primo posizionamento, rilevamento dell’allungo
Fissare in clicker sull’arco con la linguetta a metà della finestra,
Utilizzare una freccia indice più lunga con dei riferimenti da 22 a 33 pollici in pieno allungo, del bordo esterno della finestra dell’arco.
Solo in casi particolari utilizzare estensioni per il clicker , da evitare se non indispensabili.
Far tendere l’arco con la freccia indice senza clicker ad occhi chiusi, controllando che l’arciere non abbia assunto posizioni forzate sia in eccesso che in difetto di allungo.
Far ripetere la prova con almeno 10 trazioni, con il dovuto riposo tra una trazione e l’altra.
Ad ogni trazione annotare i vari allunghi rispetto al clicker , se la differenza tra il maggiore e il minore allungo registrato non è superiore a circa 1 – 2 cm , l’utilizzo del clicker è opportuno, l’arciere è sufficientemente abile da poter iniziare ad eseguire gli esercizi che seguono.
2) Posizionamento individuale del clicker
Il clicker dovrà essere posto in una posizione intermedia tra il minimo ed il massimo degli allunghi rilevati nelle 10 trazioni
Procedere con gli esercizi, utilizzando almeno 6 frecce della giusta lunghezza, tagliando a misura quelle di cui si dispone, o acquistandone di nuove giuste, potendo disporre di due dati attendibili , la potenza dell’arco a quell’allungo e la lunghezza effettiva della freccia necessaria.
Mauro Nespoli, sul campo della Arco Sport Roma. Test di Affaticamento, promossi da Roberto Finardi con l’istituto di scienza dello sport del CONI
Corretto Metodo di apprendimento ed utilizzo.
Il tecnico deve spiegare lo scopo dell’esercizio , ed il motivo del numero delle ripetizioni necessarie per il rilievo dell’allungo.
3)Primo esercizio.
Distanza di 2 metri dal paglione. Tirare senza mirare
Durante la fase di trazione L’arciere deve guardare il clicker fino a quando la punta conica della freccia non è sotto al clicker e mancano circa 3/4 mm prima che scatti.
Imparare a Guardare il clicker che inizia a muoversi verso la parete della finestra dell’arco è il primo step per il corretto apprendimento del suo utilizzo.Nella foto il GUARDACLICKER Arco Sport. Con una particolare forma dell’estremità Che facilita la visione della posizione della punta .
il clicker è stato posizionato correttamente l’arciere si troverà praticamente in ancoraggio, a questo punto deve tenere questa posizione per alcuni secondi 5/6 , avendo cura di non irrigidirsi , di avere attiva la muscolatura corretta, per poi tirare la freccia, senza mirare.(due metri) passando il clicker con un movimento dolce, fluido e continuo.
Occorre ripetere l’esercizio di guardare il clicker e poi tirare molte volte sempre da vicino.
In questa fase dell’apprendimento occorrerà farlo decine e decine di volte, per poi passare al secondo esercizio quando questa prima sequenza è eseguita correttamente nei tempi e nei modi voluti e necessari.
4)Secondo esercizio.
Distanza di 2 metri dal paglione. Guardare , mirare e tirare.
L’arciere deve guardare il clicker arrivando in punta di freccia, mantenere la tensione dei muscoli corretti e passare alla fase di mira per concludere l’azione di tiro con i muscoli dorsali che vengono leggermente ulteriormente contratti, facendo muovere la freccia all’indietro e facendo così liberare il clicker dalla punta.
Particolare attenzione deve essere fatta in questa fase, a non cedere in allungo ,durante il passaggio dal guardare il clicker al vedere il mirino, perché altrimenti si crea una discrepanza
tra quello che pensiamo di dover tirare per uscire dal clicker e quello che in realtà manca per uscire, questa è una delle maggiori cause di freezing.
Una Importante distinzione c’è tra guardare coscientemente il clicker e vedere il mirino proiettato nel centro, cosa questa ultima che non richiede di doverci pensare. L’attenzione, il pensiero, non devono essere posti nella mira , ma solo nel sentire il lavoro corretto della muscolatura necessaria per fare il movimento necessario per uscire dal clicker. La mira è una visione inconscia, uscire dal clicker è una azione cosciente.
L’arciere a questo punto deve lasciare andare la corda reagendo allo stimolo /auditivo/sensoriale che genera lo scatto del clicker ..
L’esercizio consiste nel fare tutta la sequenza in modo armonico – controllo visivo del clicker, -passaggio alla visione del mirino e tirare, per metà allenamento, una freccia ogni tre e poi tutte le frecce mirando .
Una leggera contrazione dei muscoli dorsali e la sola necessaria per passare il clicker, minore e più morbido e fluido sarà è il movimento necessario e minore sarà la modifica delle linee di trazione impostate
Dopo l’ancoraggio se l’arciere deve effettuare ancora una trazione superiore a 3-4 millimetri per uscire dal clicker , deve inevitabilmente usare la muscolatura delle braccia , oppure muovere la testa, e quindi scomporsi alterando gli equilibri raggiunti.
Il tecnico deve fare particolarmente attenzione al movimento del clicker rispetto alla punta della freccia. Un movimento continuo con leggere diverse velocità di arretramento è quello corretto. Una Importante distinzione c’è tra guardare coscientemente il clicker e vedere il mirino proiettato nel centro, cosa questa ultima che non richiede di doverci pensare.
L’attenzione, il pensiero, non devono essere posti nella mira , ma solo nel sentire il lavoro corretto della muscolatura necessaria per fare i lmovimento necessario per uscire dal clicker. La mira è una visione inconscia, uscire dal clicker è una azione cosciente.
Questa fase di passaggio del clicker con delle indicazioni a step, serve solo per far capire come deve essere strutturato ed eseguito l’esercizio durante la fase di primo apprendimento!!!
L’esercizio deve essere ripetuto molte volte , in base alla rapidità di apprendimento di ogni singolo arciere , sino a che le varie fasi non sono perfettamente coordinate tra loro.
Sempre , anche durante il tiro in allenamento ad una distanza di gara il tiro dovrà essere effettuato sincronizzando le fasi descritte in un unicum continuo con diverse fasi di velocità di ogni singola parte, ma perfettamente sincronizzate tra loro senza interruzioni che costringano a delle ripartenze dell’azione.
Quando il clicker ha una sua posizione che viene trovata corretta e confortevole, non deve più essere mosso a meno che non vi siano state modificazioni nell’attrezzatura, o in caso di una evoluzione della tecnica in generale . Se l’arciere si trova in difficoltà ad uscire dal clicker ciò è dovuto probabilmente ad un cambiamento della tecnica.
5) VERIFICHE DELLA GIUSTA POSIZIONE.
Per verificare che il clicker sia stato posizionato correttamente , dopo che l’arciere ne ha preso una notevole e sufficiente padronanza, muovere il clicker in avanti e indietro dalla posizione ritenuta corretta in partenza e far eseguire 10 tiri .
Se l’arciere con questi “spostamenti test”, deve scomporsi in avanti o indietro, sappiamo che la posizione in cui era il clicker in partenza è corretta, oppure con questo affinamento troveremo una posizione migliore, spostando il clicker se e quanto necessario,
Questa operazione deve essere fatta sistematicamente e periodicamente anche da atleti di alto livello per verificare il loro allungo , che può variare anche in funzione di una evoluzione della tecnica di tiro, o a altri fattori spesso migliorativi, quali possono essere, preparazione fisica, postura generale, ecc.
Non ho volutamente messo una misura in avanti o indietro, perché questa è determinata dall’abilità di gestione dell’azione di ogni singolo atleta.
Indicativamente può andare da pochi millimetri a più di un centimetro.
La ricerca del giusto allungo richiede molti tentativi e molte esercitazioni per arrivare alla migliore posizione corretta , e deve essere ripetuta molte volte. Gli atleti di buon livello, devono verificare molto spesso in allenamento la posizione del clicker , in quanto è in gran parte alla base di un tiro facile, corretto e preciso.
Siamo giunti al punto in cui l’arciere è in grado di seguire l’intera sequenza con scioltezza, facilita e fluidità, mantenendo una trazione costante per passare il clicker dopo aver portato l’attenzione alla mira .
6) Esercizi per l’apprendimento completo
Il cedimento della tensione muscolare nel passaggio dal guardare il clicker al guardare il mirino scoraggia molti atleti e tecnici ad utilizzare questo metodo di apprendimento della gestione del clicker, ma non esiste un modo facile per utilizzare bene il clicker, e per arrivare al suo controllo.
Se non si acquisiscono gradualmente queste capacità di controllo i problemi verranno dopo, e si manifesteranno con il blocco dell’azione sotto al clicker, che impedisce la conclusione corretta dell’azione e porta o all’utilizzo di muscoli sbagliati per riuscire ad uscire, o ad uno stato di isometria , che può causare se ripetuto spesso, infiammazioni, specie alla spalla della corda.
Quando gli esercizi precedenti sono stati completamente assimilati , l’arciere avrà raggiunto una buona capacità di posizionarsi a completa trazione sotto al clicker ed avrà anche imparato a non frammentare l’azione , eseguendola con velocità variabili nelle sue singole fasi ma coordinate tra loro, con un tempo totale quanto più uguale possibile tra una freccia e l’altra, 2/3 secondi di variazione tra una freccia e l’altra in questa fase sono accettabili.
Mentre il tempo totale è individuale e non quantificabile per tutti.
Acquisita questa ulteriore abilità si potrà non guardare più volontariamente il clicker , esso rimarrà comunque nella visione secondaria e sarà sempre di ausilio inconscio per un buon tiro.
7) Affinamento, per la “MAESTRIA
La maestria si raggiunge quando l’arciere sente che tutto è ok e tutto e correttamente impostato per concludere con facilità il tiro .Ma anche quando pur scattando il clicker, riesce a non tirare perché percepisce che qualcosa non è a posto, perchè si è presentato un imprevisto, tipo (improvvisa folata di vento) o qualsiasi altra difficoltà nella sequenza, o disturbo esterno.
E queste strategie passano tutte per la gestione del clicker.
Anche se la freccia e posizionata correttamente rispetto al clicker , se il clicker scatta quando la mira non è corretta o le sensazioni di esecuzione fluida del tiro non sono soddisfacenti, l’arciere se il tempo lo consente , non deve tirare la freccia rinunciando al tiro.
Questà capacità è estremamente fine, ed è un connubio tra l’eseguire il tiro in totale automatismo, ma avendo anche un controllo remoto vigile, che gli segnala il potenziale errore e che gli inibisce la reazione automatizzata.
Questa abilità va allenata, creando situazioni con vari stimoli che costringano alla rinuncia dell’azione dopo lo scatto del clicker, o in casi estremi (20 secondi di cui 15 consumati) di tirare comunque bene la freccia, anche senza lo stimolo del clicker.
Questa è la MAESTRIA.
Quando l’arciere ha raggiunto la capacità di gestire queste differenti situazioni, può ottenere il massimo dall’automatismo, non guardando il clicker, ma avendo però la capacità di guardarlo, mantenendo comunque un alto livello di qualità del tiro nei momenti di necessità, quali possono essere , lo stress negli scontri, la stanchezza, il disturbo del vento o della pioggia, il pochissimo tempo a disposizione che spesso non consente di rinunciare e ritirare la freccia, e tutte le altre situazioni che si presentano facilmente in cattive condizioni di tempo.
Record , siano essi personali , Italiani o Mondiali si realizzano molto più facilmente, ma non esclusivamente, tirando in completo automatismo, in uno stato di estrema concentrazione paragonabile ad uno stato di trance mistico , al punto che si realizzano con estrema facilità
La qualifica, con le sei frecce ed un tempo sufficiente per tirarle , consente la ricerca di uno stato di automatismo/trance.
Tutt’altra cosa sono vincere gli scontri , sia individuali che a squadre , in cui il poco tempo disponibile , un avversario da battere, gli occhi di tutti addosso, la conoscenza dei reciproci punti, rendono molto più difficile entrare in stato di automatismo/trance.
Per l’incapacità di adattamento veloce succede spesso che atleti con grandissimi risultati in qualifica perdono gli scontri con altri che hanno fatto meno in qualifica.
La qualifica dovrebbe essere utilizzata per una messa a punto del ritmo e della tecnica per affrontare al meglio gli scontri, pur avendo la necessità di essere alti in qualifica per la squadra e per affrontare avversari teoricamente meno forti.
Ne consegue che è utile sviluppare due atteggiamenti mentali per i due momenti di gara. automatismo/trance in qualifica e stato vigile negli scontri , siano essi a squadra che individuali.
Per questo secondo atteggiamento è estremamente utile la padronanza della gestione del clicker.
Il tecnico dovendo analizzare un atleta, sufficientemente evoluto deve procedere prima valutando la corretta postura e poi il movimento del clicker, dal movimento del clicker deve trarre una valutazione del modo di gestire la sequenza dell’arciere.
Il movimento una volta raggiunto l’ancoraggio deve essere continuo con diverse variabili di velocità indietro della freccia, senza alterare la postura.
A questo occorre aggiungere che il clicker può anche essere fermo in un determinato momento dell’azione, purchè l’arciere stia mentalmente “facendo” l’azione in progressione e non entrando in isometria.
Questo perché comunque il carico sulla muscolatura attiva è dato dal carico moltiplicato il tempo
Il clicker applicato e gestito in modo corretto, è da subito un grande vantaggio per tutti gli arcieri.
E’ UN ENORME VANTAGGIO per ogni arciere PERCHE’ SARA’ LUI A GESTIRE IL CLICKER E NON A SUBIRLO, E QUESTO GLI DARA’ LA “PADRONANZA COMPLETA DELLA TECNICA”
Che è la cosa principale che infonde sicurezza e fiducia in se stessi!!!
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Articolo proposto da Alberto Cagnazzi