Aspetti psicologici nel tiro con l’arco
Il tiro con l’arco proprio per le sue caratteristiche è uno di quegli sport in cui è considerata rilevante l’assistenza psicologica sia per gestire l’ansia dell’atleta che per migliorare le capacita prestative.
Lo sviluppo e l’ottimizzazione delle risorse mentali comporta un processo di formazione lungo, pianificato, flessibile e adattato alle richieste individuali, come avviene in eguale modo per le capacita condizionali, coordinative, tecniche e tattiche.
La capacità di controllare gli stati d’ansia nella situazione stressante di gara è una delle necessità più impellenti dell’atleta.
L’ansia non deve essere, comunque, considerata un elemento sempre negativo; infatti questa sino a un determinato livello (soglia d’ansia) è addirittura positiva, utile, aiutando l’organismo a prepararsi nel modo migliore per far fronte all’impegno.
Abbiamo quindi una attivazione, o arousal, ottimale che può essere identificata con quella parte utile dell’ansia, e che consente una preparazione ottimale dell’azione: per ogni atleta è fondamentale conoscere il proprio livello di attivazione associato al proprio rendimento ottimale e le sue modificazioni durante le prestazioni.
In particolare, per il tiratore dell’arco, il livello di attivazione psicofisiologico dell’organismo è un fattore che influisce direttamente sui processi di attenzione e concentrazione come sulla prestazione. Se l’attivazione non è ottimale, si può parlare di atleta sottoattivato o sovrattivato.
La relazione tra attivazione e attenzione è estremamente importante nel tiro con l’arco. Infatti, per quanto concerne i processi attentivi (nel grande capitolo dell’attenzione si fa rientrare anche il fenomeno della concentrazione), l’aumento del livello di attivazione determina fisiologicamente un restringimento del focus attentivo.
Questo restringimento, dannoso in discipline cosiddette “open skill”, in cui sono fondamentali processi percettivi e decisionali rapidi e determinati come può essere nel basket o nel calcio, in discipline “closed skill” come il tiro con l’arco, comporta l’esclusione di molti stimoli non pertinenti o addirittura dannosi. Infatti, a un livello di attivazione basso corrisponderà una gamma percettiva di stimoli ampia e poco selettiva, a un livello maggiore, entro cioè un range ottimale, la capacità di selezionare gli stimoli importanti da quelli irrilevanti aumenta proporzionalmente, mentre oltre questo punto ottimale, relativamente all’attenzione si avrà un ulteriore restringimento percettivo, con conseguente esclusione di altri stimoli, sia irrilevanti che utili.
A questa evoluzione si aggiunge però, in questa fase, un altro elemento di interferenza sulla prestazione: la tensione muscolare.
All’aumentare del livello di attivazione aumenta anche il livello di attivazione muscolare. Anche in questo caso occorrerà conoscere per ogni singolo atleta il giusto grado tra entità di restringimento del focus attentivo e di tensione muscolare.
Da questo corretto mix uscirà la qualità della prestazione, elevata o modesta.